Marco Boato - attività politica e istituzionale | ||||||||||||||||
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Trento, 29 gennaio 2016 Con l’approvazione del disegno di legge che istituisce la Consulta, Trento si mette in pari con i cugini altoatesini, la cui Convenzione già da sabato ha iniziato i lavori. Il problema sarà trovare a posteriori una proposta comune di revisione dello Statuto. «Rischiamo di finire oltre la scadenza della legislatura, nel 2018» avverte Marco Boato (Verdi). Per Francesco Palermo, senatore del gruppo per le autonomie, la larga maggioranza con cui il disegno di legge è stato approvato in consiglio provinciale (dove il favore è stato unanime, salvo 5 astensioni) garantisce invece a Trento «un ottimo punto di partenza, che è mancato a Bolzano». Se da un lato, in Alto Adige, l’inizio dei lavori della Convenzione ha visto una consistente affluenza popolare (350 persone circa, Corriere del Trentino di domenica), la fisionomia della Consulta trentina prevede maggiore verticalizzazione: oltre a politici e rappresentanti delle parti sociali, spazio solo per pochi esponenti dell’associazionismo locale. «Un processo decisionale non troppo allargato non è necessariamente negativo — sostiene Palermo — considerato che non si tratta di votare un testo (per cui anche un metodo di democrazia diretta avrebbe funzionato) ma di discutere aspetti piuttosto tecnici». Il tema dell’autonomia regionale è caldo, certo, ma il rischio è di arrivare lunghi rispetto ai tempi parlamentari. Bolzano si è data 12 mesi di tempo più altri eventuali 6 per la stesura del testo provvisorio. Trento 12 mesi più, se necessario, un altro anno. «Se vogliamo portare la nostra proposta a un Senato dove gli autonomisti hanno ancora un peso bisogna finire in meno di un anno e mezzo, prima che si torni alle elezioni» ammonisce Boato. Il ritardo accumulato da Trento rispetto alla Convenzione bolzanina potrebbe forse essere compensato da maggiore celerità nei lavori. Non è da escludere, infatti, che un organo ristretto come la Consulta possa recuperare terreno rispetto a Bolzano, dove sul tema dell’autonomia bisogna fare i conti con l’opposizione della destra indipendentista tedesca. «La revisione dello Statuto, agli occhi di non poca politica altoatesina, sembra una partita solo della maggioranza» critica Palermo, che punta il dito contro «personalismi e ripicche politiche» caratterizzanti il dibattito attorno alla Convenzione. La discussione in Trentino, invece, si è strutturata «su basi più fattuali, complice anche il peso relativamente minore rispetto a Bolzano del tema autonomia». Prima di lamentare scarsa partecipazione popolare, aggiunge Palermo, «bisogna considerare che l’iter di revisione non prevede necessariamente Consulte o Convenzioni. Sono organi di supporto, peraltro sperimentali: sul nostro territorio non c’è mai stato niente di simile». Tempo al tempo, dunque, tanto più che, secondo il senatore, «organi simili alla Consulta saranno lo strumento del futuro in materia di revisione legislativa». Se le forze politiche hanno afferrato l’importanza della partita, secondo Boato l’opinione pubblica trentina è rimasta finora «piuttosto silenziosa » riguardo la revisione dello Statuto. «Staremo a vedere cosa succederà quando inizieranno i lavori, ma è auspicabile che i cittadini si attivino maggiormente: la questione sul tavolo è fondamentale». Intanto, Enrico Costa, noto avversario delle autonomie speciali, è diventato ministro per gli Affari regionali.
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MARCO BOATO |
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